Processo Juve, retroscena: la difesa avrebbe proposto -5 punti, ma Chiné ha rifiutato

Un'attesa lunga 10 ore, caratterizzata da un susseguirsi di eventi e decisioni, ha caratterizzato la giornata del 22 maggio che ha visto emettere la sentenza dalla Corte d'Appello della FIGC nei confronti della Juventus. Poco piĂ¹ di tre ore sono servite per lo svolgimento dell'udienza, prima che la Corte si riunisse in camera di consiglio verso l'ora di pranzo e decidesse su quale punizione infliggere nuovamente ai bianconeri nell'ambito dell'inchiesta sulle plusvalenze. Durante il dibattimento sia la Procura federale che la difesa della Juventus hanno esposto le proprie ragioni. Poi poco dopo le ore 20 è stata resa nota la penalizzazione di 10 punti. Intanto emergono dei retroscena sulle dinamiche dell'udienza.

La strategia iniziale dei legali bianconeri

L'inizio del processo è stato caratterizzato dall'intervento del procuratore Giuseppe Chiné che ha inizialmente avanzato la richiesta di una penalizzazione di 11 punti, ossia meno rispetto ai 15 inflitti dalla Corte d'Appello nel mese di gennaio, ma comunque superiori alla richiesta avanzata dallo stesso Chinè in quell'occasione (nove punti).

Dall'altro lato, i legali juventini, secondo quanto riportato da La Gazzetta dello Sport, hanno puntato a ottenere l'assoluzione da tutte le accuse, sottolineando il fatto che non ci sia ancora stato un pronunciamento in sede civile e dell'assenza di prove concrete della colpevolezza dei membri del consiglio d'amministrazione bianconero. Tuttavia, questa linea difensiva era ritenuta poco praticabile dagli stessi legali, in particolare alla luce delle condanne confermate dal Collegio di Garanzia nei confronti dell'ex presidente Andrea Agnelli, Fabio Paratici, Federico Cherubini e Maurizio Arrivabene.

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